Psicologia e Business: un connubio perfetto
Lara Martini
People Development
Dopo essermi diplomata in ragioneria scelsi uno dei percorsi più tradizionali e decisi di iscrivermi a Giurisprudenza. Tutto procedeva bene fino all’ultimo esame del primo anno, Diritto Pubblico.
Conoscevo la materia dalle scuole superiori e, con poco sforzo, risposi alle domande che mi furono poste. Il professore prima di congedarmi mi chiese un parere su un fatto di cronaca avvenuto pochi giorni prima al Quirinale e io, totalmente all’oscuro, iniziai ad arrampicarmi sugli specchi cercando di rispondere in modo vago e ovviamente non appropriato. Fu lì che il professore si arrabbiò sostenendo che, per concludere con successo un percorso di studi, sia necessario essere appassionati della materia e approfondirla al di là dei libri di testo richiesti agli esami.
Aveva proprio ragione e fece bene a bocciarmi: il diritto non mi interessava e il fatto che non mi documentassi al di là degli obblighi di studio ne era la prova.
Quell’esame fallito cambiò per sempre la mia vita.
Tornai a casa interrogandomi su quali fossero i miei reali interessi. Quali erano gli argomenti che approfondivo per piacere personale? Quali libri leggevo nel mio tempo libero?
Sul mio comodino c’erano solo libri di Freud e dei suoi colleghi: perché non avevo mai pensato di costruire una professione intorno ai miei interessi?
Non trovai subito una risposta, ma capii che ciò contava in quel momento era cambiare rotta e costruire un nuovo futuro, una nuova Lara.
Armonizzando il mio interesse per la psicologia con la mia anima da ragioniera, mi iscrissi alla Facoltà di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, il perfetto connubio tra ciò che mi appassionava e l’unico contesto professionale che consideravo stimolante: quello delle Imprese.
Dopo essermi laureata mi trasferii a Milano e iniziai la mia carriera nella città italiana più evoluta dal punto di vista manageriale. Immaginavo, e così è stato, di avere l’opportunità di vivere in un ambiente virtuoso in cui i temi di formazione, sviluppo e in genere di attenzione alle persone, fossero considerati dalle imprese asset importanti su cui puntare. Il tutto in un contesto multinazionale che avrebbe reso la mia vita professionale (e non) altamente stimolante.
Fu tutto molto bello, ma non posso negare che dopo qualche anno iniziai a sentire la mancanza del mare, del verde, del cielo azzurro e dell’aria che sapeva di buono. Per questo, ogni tanto controllavo il mercato del lavoro toscano per capire se c’era interesse per le conoscenze che stavo acquisendo.
La risposta fu negativa per diversi mesi, fino a quando lessi l’annuncio di un’azienda di Massarosa che ricercava un selezionatore esperto nell’utilizzo di una specifica tecnica di conduzione del colloquio, proprio quella in cui ero specializzata.
Mi candidai e venni contattata successivamente per un colloquio con le Risorse Umane.
Il colloquio andò bene e dopo qualche giorno mi venne proposto di conoscere Stefano Luisotti, l’Amministratore Delegato. Un po’ emozionata, mi preparai all’incontro cercando di immaginare chi mi sarei trovata di fronte. Mi figuravo una persona di spessore e abile dal punto di vista tecnico, ma mai mi sarei aspettata di trovare un imprenditore così illuminato che conversava con passione di psicologia, management, statistica applicata al comportamento umano, sviluppo del potenziale, comunicazione, empatia e tutti i principi in cui credevo tanto.
Mi innamorai subito di Vianova perché credeva nei valori incentrati sulle Persone e nei comportamenti virtuosi, non era focalizzata solamente su aspetti tecnici. Chi l’aveva fondata parlava la lingua che avevo imparato all’Università e non quella dell’imprenditore medio toscano con cui mi era capitato di confrontarmi fino a quel momento. Primo tra tutti mio padre, socio di una grande officina meccanica, che quando ci vedevamo, dopo due convenevoli su come andasse il mio lavoro, mi chiedeva regolarmente: “Ma perché la tua azienda ti paga? A cosa le servi? Se vuoi lavorare con le persone, perché non segui un bel corso di paghe e contributi e inizi a fare qualcosa di utile?”
Una battaglia persa.
No, in realtà non lo era. Alla fine, l’ho vinta io perché adesso anche lui crede che la Psicologia nelle aziende sia necessaria, si è convinto che per fare la differenza gli imprenditori debbano prendersi cura delle persone, ascoltarle e stimolarle!
Perché solo se siamo felici nel luogo in cui lavoriamo daremo il nostro meglio e faremo di tutto per far raggiungere alla nostra Azienda il successo che merita.
Ovviamente Vianova non è perfetta, abbiamo ancora del lavoro da fare ma ci impegniamo ogni giorno per centrare l’obiettivo: creare un’Azienda felice!
Dopo tutti questi anni posso dire con certezza che la psicologia e il business devono necessariamente andare a braccetto e ringrazierò per sempre il mio professore di Diritto Pubblico che, bocciandomi, mi ha permesso di trovare la mia strada, l’unica che poteva rendermi veramente felice!